Società

I lavori che ho fatto, aneddoti e lezioni

lavoro ideale, significato del lavoro, come trovare un lavoro
Ebbene sì, ho quasi fatto il quasi-camionista
Scritto da Alexander

Il lavoro è una parte essenziale nella vita delle persone… che spesso prende il sopravvento, in termini di tempo impiegato e di energie spese. Spesso si fa l’errore di sentirsi persi senza lavoro, quando potrebbe apprendersi qualche lezione di vita

Alcuni giornalisti annunciatori di sventura, invece, hanno cominciato a paventare che l’aumento della robotizzazione scipperà orde di persone dai tanto preziosi posti di lavoro (sottacendo che non è il lavoro, ma il reddito di cui non si può fare a meno, e che vi sarebbero gli strumenti di assicurare di che vivere a tutti anche senza lavorare).

Insomma, pure con la mia storia alquanto insolita e tortuosa, e con il mio pensiero dissacrante sul lavoro che potresti conoscere cliccando uno dei tre “link” dei primi due paragrafi, anche io ho fatto la mia buona dose di lavori. E vorrei cogliere questa occasione per condividere le mie esperienze ed anche farmi conoscere dai lettori. Cercherò di riportare insegnamenti a più livelli, sullo stato della società, ad esempio… su quello che le persone pensano (o meglio: sputano in automatico senza un minimo di riflessione, sulla vita e sul lavoro) e così via.

Seguimi in questo folle Curriculum alla comprensione del senso del lavoro, del senso della vita e di tutto il resto…

Ah e se dopo avere letto questo articolo dovessi ancora avere voglia di mandare Curriculum in giro, leggi “Come fare uuna lettera di accompagnamento efficace”

Arbitro di calcio- Bologna- 2001-2003 (ventidue anni circa)

Con grande entusiasmo seguii il corso di 3 mesi per diventare arbitro, in quel di Bologna, dove allora facevo l’università.

Il presidente dell’associazione sembrava avere simpatia per me, ma evidentemente ero vittima della mia inesperienza, e dopo il corso, quando si trattò di cominciare ad arbitrare veramente, ebbi modo di verificare a mie spese che l’allora presidente, aveva, semmai, una forte antipatia per me.

In verità, e questa è la cosa riprovevole, il presidente – che, per inciso, era un monarca assoluto li dentro, e tutti gli leccavano dove non batte il sole- ostacolava tutti i neo-arbitri che non fossero:

  • bolognesi ( e lo era, forse, il 20%);
  • figli e parenti di amici, od i altri membri dell’organigramma della sezione;
  • una combinazione delle precedenti.

Ne risultava che i soggetti favoriti arbitravano dieci volte le partite che arbitravano i reietti, venivano visionati (ed istruiti) dagli osservatori un numero di volte enormemente superiore agli altri ed – inevitabilmente, anche se avevano difficoltà di apprendimento- miglioravano rapidamente ed avanzavano nelle categorie.

Come effetto collaterale positivo, non da poco, vi era che questi ragazzi guadagnavano moltissimo. Infatti, un arbitro alle prime armi poteva essere pagato anche 50.000 delle “vecchie lire” a partita, che era – per l’eopca ed a quell’età- una somma più che decorosa.

Ad un certo punto cominciai a stufarmi di quella situazione, ma da giovane ventenne, contro una cricca di ultracinquantenni coesi, mi sentivo piuttosto impotente. Come risultato cominciai ad assumere un atteggiamento polemico e, soprattutto, a rifiutare le partite in modo ingiustificato. Quindi, agli occhi di quei disonesti, passai anche dalla parte del torto. Alla fine fui deferito e non mi tolsi nemmeno la soddisfazione di cantargliene quattro.

I risultati di quel modo di fare sono che forse tanti giovani che potrebbero svolgere il lavoro egregiamente sono impediti dal farlo… e che il figlio dell’allora vicepresidente è da poco diventato arbitro di serie A.

Non ho avuto esperienza diretta di broglio, o favoritismi combinati per alcune squadre (anche perchè si trattava del settore giovanile, forse immune), ma se il buongiorno si vede dal mattino…

Le esperienze positive furono varie:

Il sottopormi ad una disciplina atletica molto rigorosa, l’imparare la responsabilità professionale, che allora mi era completamente estranea (arrivare in anticipo? Controllare l’identità dei giocatori e svolgere altre attività “di protocollo”). Scontrarmi con condizioni avverse della “vita reale” del mondo del lavoro e… cosa non da poco, conoscere il mio primo amore.

Lei, in quanto donna, aveva ancora meno possibilità di me di arrivare in una posizione significativa.

Certo, avere conosciuto lei non può farmi concludere che: in ogni situazione, anche la più avversa, si nascondono grandi regali, occasioni e lezioni.

Scrittore- Mondo- 2012-oggi

Vale subito la pena precisare che se per scrittore si intende colui che vive, meglio se negli agi, come diretta conseguenza del suo scrivere, allora non sono uno scrittore; o, al massimo, sono uno scrittore più che fallito.

Se, invece, per scrittore si intende… “chi scrive”, allora sono scrittore, come lo stesso fatto che tu legga queste righe dimostra.

Oltre alle circa 300 pagine di articoli raccolte in questo sito, ho scritto il libro “La Scienza della Ricchezza”, ho scritto un romanzo in lingua inglese su amazon.

Dal punto di vista del ritorno economico, nessuno di questi sforzi ha creato i risultati sperati… ma non demordo, e non mi pento. Come già scritto, l’essere contattato da qualcuno che è felice per i consigli che ha trovato tra queste righe non ha prezzo.

Un vantaggio immenso di questo “lavoro” è, per me, quello di potere essere ubicati ovunque nel mondo, e di potere operare in qualunque momento lo si voglia, senza orari prestabiliti, o luoghi prefissati.

Essendo la libertà essenziale per la felicità, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, mi sentirei di consigliare la professione a tutti.

Ritengo, inoltre, che si tratti di un lavoro molto complesso, soprattutto se si scrivono romanzi. Bisogna avere la fantasia di concepire le vicende, mantenere la coerenza, non divagare eccessivamente e, auspicabilmente, curare il vocabolario. Bisogna avere una capacità di assorbimento nel mondo dei concetti che non è da poco.

Inoltre, gli scrittori, almeno quelli decenti, fanno all’umanità il grande servizio di onorare, coltivare e mantenere la lingua scritta… che in questo mondo di messaggi whatsapp, “like” ed abbrevazioni infelici da limitazioni della tastiera digitale, è una missione eroica e preziosa. Coltivare il vocabolario significa coltivare il ragionamento e l’immaginazione.

Autista di camioncino per il trasporto ortofrutticolo- Germania- fortunatamente solo un paio di giorni, febbraio 2017

Per praticare un poco di gratitudine posso ringraziare l’immensa e complessa infrastruttura dei trasporti che ci consente, con relativamente poco denaro, di avere qualsivoglia prelibatezza, in qualsiasi periodo dell’anno e quasi ovunque. Ringrazio anche coloro che fanno lavori faticosi e pericolosi… auguro loro che, quanto prima, macchine e robot gli facciano perdere questi lavori.

L’altro lato della medaglia è, però troppo ominoso da ignorare:

Monoculture intensive, inquinamento e rischio di incidenti sono forse un prezzo troppo alto da pagare per tutto questo “ben di dio”.

Un sano regresso alle colture naturali ed al consumo “a KM zero” sarebbero forse una strada migliore per il futuro, oltrechè, appunto, un maggior ricorso all’automazione.

È stato interessante notare come, in realtà, i vari fornitori e importatori di frutta si riforniscano, a loro volta, dagli stessi pochi soggetti. In altri termini: le mele di 10 varietà diverse che si trovano in tutti i supermercati di Italia, provengono, molto probabilmente, dalle stesse 5-6 coltivazioni ed aziende.

Per me era quantomeno alieno il mio “collega”, giovane ventisettenne, che dichiarava fiero di avere una smania per il lavoro, e di mettere anche a repentaglio la relazione con la ragazza perchè lavorava troppo, e faceva ogni tipo di straordinari. Alla mia domanda: “ma è per i soldi che lo fai?” lui rispose: “No!”…. Cosa fosse veramente che lo muoveva non l’ho mai saputo, e rimarrà un grande mistero insoluto. Non che i soldi siano una motivazione valida per sacrificare una vita, sia chiaro, ma per quanto mi sforzi non riesco a concepire una vocazione a fare il factotum di un’azienda ortofrutticola, scandendo notti e mattinate tra fiumi di caffè (tedesco, peraltro) e sigarette.

Il mio capo, turco, al mio esporgli i dubbi sulla qualità di una vita in un paese straniero, peraltro molto distante da quello di origine, e non certo geograficamente, mi rispose “Heimat ist wo du satt bist!” (La patria è dove ti sfami!)

Ancora una volta, mi si prospettava una visione della vita dove il cacio è sotto ed i maccheroni sono sopra, per continuare nell’ ambito dell’alimentazione. Penso, infatti, che i legami degli affetti e del sangue siano da anteporre al lavoro. E che bisgonerebbe, eventualmente, trovare soluzioni di reddito nel luogo dove si trova la propria famiglia, o comunque a sé più congeniale.

lavoro ideale, significato del lavoro, come trovare un lavoro

Ebbene sì, ho quasi fatto il quasi-camionista

Ci sarebbe anche il mio attuale ruolo di Direttore di una squadra di programmatori per la pubblicazione di un’applicazione per dispositivi mobili, ma questa è una storia ancora da concludere….

Foto di Mike Wilson

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