L’adattamento edonistico è un fenomeno così battezzato da alcuni ricercatori americani che negli anni ’70 osservarono il livello di felicità di alcuni vincitori di lotteria immediatamente dopo la vincita. Come è da immaginarsi, la felicità era alle stelle. Gli stessi studiosi osservarono pure, circa tre mesi dopo, che il livello della felicità dei vincitori si era abbassato di molto, divenendo simile a quello precedente alla vittoria.
Pur non mantenendo un’atteggiamento contrario al denaro ed alla crescita dei patrimoni (anzi, La Scienza della Ricchezza contiene consigli a questi ultimi fini), sono piuttosto avverso al Consumismo. Intendo quello più becero ed irresponsabile, di cui, purtroppo, molti sono vittime. Il Consumismo inconsapevole, infatti, non è benefico, anzi, si traduce nel classico “i soldi non fanno la felicità”; ciò è proprio quello che lo studio citato dimostrava. Mentre una grande ricchezza, spesa in modo intelligente, non può che fare concludere che sì, i soldi fanno la felicità.
Le obiezioni alle proposte di vivere una vita più frugale e più felice, come quelle dell’articolo sul “decluttering”, potrebbero essere:
Sai, mica ti puoi portare i soldi dall’altra parte… Immagina come sarebbe morire domani senza goderti tutti i soldi che hai adesso?
Voglio una bella macchina. Non esiste la possibilità che il fine settimana usi un’auto da quattro soldi, dopo i sacrifici che faccio?
Un paio di cose belle e costose ogni anno me le devo pure poter comprare, che male c’è?
Si tratta di obiezioni comprensibili e condivisibili i in principio (salvo quella dell’auto), ma compreso il concetto di adattamento edonistico, si fa un passo fondamentale per sconfiggerle.
L’adattamento edonistico non è che “l’altra faccia della medaglia” dello spirito di sopravvivenza. Così come i nostri cervelli, e forse il nostro DNA, sono organizzati efficientemente per farci sopravvivere, e per farci adattare alle condizioni più difficili, ci fanno adattare anche alle condizioni piacevoli.
-Trovi qui la descrizione dello studio del 1978 sull’adattamento edonistico, in Inglese-
Tornando al nostro impiegato che vince la lotteria… Prima anelava alla sua birretta fredda sul divano di casa… dopo si fa versare del whisky dal maggiordomo. Dopo i primi mesi di eccitazione iniziale, il piacere e la felicità sono gli stessi. L’agio e le comodità post-vincita, sono sicuramente maggiori, ma non la felicità, che è uguale. Vero è che il concetto di felicità è molto sfuggente e relativo, così come quello di “successo”, ma è abbastanza facile convenire con i risultati dello studio… basta pensare a come un acquisto ci abbia eccitato, poi entusiasmato, per poi sprofondare nella normalità più assoluta.
O dopo una qualche sfortuna, si apprende ad apprezzare cose più semplici, più “comuni” o più economiche. Chi ha avuto la fortuna di “scendere” dall’utilizzo di una moto rumorosa a quello di una bici, saprà che il piacere delle ruote che tengono l’asfalto è altrettanto piacevole di come era prima il boato assordante della moto.
A sostegno di quanto fino ad ora espresso, si leggano le statistiche dei livelli di felicità, in cui paesi come i cosiddetti ricchi degli Stati Uniti, o la chissà-per-quale-motivo invidiata (dai giornali e telegiornali) Germania, sono inferiori ad altri come Cuba.
Certo, essendo allevato da buon consumatore, è difficile credere a ciò che sto scrivendo; inoltre si conosce la bava che viene prospettandosi un acquisto a lungo desiderato, così come il coito post-acquisto. Si tratta di sensazioni belle e reali. Sì, ma evanescenti e fulminee.
Quindi, non neghiamo queste belle sensazioni, ed anche la felicità che possono portare, ma ricordiamo pure che la Scienza ci dice che sono temporanee, inevitabilmente. Quindi, che fare? Comprare l’ultima mini cooper, è godersi lo “sballo” da acquisto per qualche settimana, oppure investire il denaro e le energie in qualcosa di più profondo, duraturo e che porti felicità più a lungo termine?
Le cose che portano vera felicità nella vita umana sono, in ordine sparso: l’amore, le relazioni sociali (vere e profonde), fare lavori che si amano, fare lavori in cui si ha grande libertà di organizzarsi, avere il senso di una missione od un grande scopo, essere in buona salute.
Avere più soldi per le cose importanti -esigenze primarie ed attività veramente necessarie, così come scoperte con il “minimalismo del fare”– perché salvati dall’adrenalina consumistica, sarà il risultato del comprendere e tenere presente l’adattamento edonistico.
Ma se sono ricchissimo, allora non c’è ragione per abbandonarmi a tutti i capricci che mi passano per la testa?
Ovviamente, dal punto di vista economico e del “far quadrare i conti”, avresti ragione. Ma pensa, ancora, alla reale felicità che otterresti… e pensa quanto l’automobile più potente spechi benzina danneggiando inutilmente il pianeta, agli sprechi energetici per riscaldare una casa eccessivamente grande, od alla spazzatura inutile che crei comprando decine di sciocchezze che poi butteresti via dopo poco. Dall’altro lato, l’effetto positivo delle tue spese sarebbe che qualche piccola impresa sarebbe aiutata, qualche artista della tua zona potrebbe mantenersi.
Comunque, se senti persone immerse nella mentalità iper-Consumistica (vittime), dire “non voglio privarmi del piacere di avere l’ultimissimo iphone”, mentre combattono giornalmente con lo stress o con lavori frustranti, obietta portando alla loro attenzione gli studi scientifici sull’adattamento edonistico. Stanno comportandosi alla stessa maniera di un obeso che dichiari di non volersi privare del piacere di poltrire sul divano tutto il giorno, anziché di andare a fare una salutare passeggiata.
La scienza dimostra che entrambi hanno torto. Prima te ne convinci, prima diventerai molto più benestante, e più felice.