Come il precedente articolo, anche questo si pone l’obiettivo di esplorare e chiarire una tematica grande e generale. Del resto, come chiarito nel precedente articolo, il miglioramento individuale, in tutti gli ambiti della vita, non può prescindere dai fondamentali, dai grandi principi di base sui quali tutte le tecniche e gli accorgimenti si fondano.
Dunque, cosa è la Maestria? Si tratta di una questione molto simile a quella affrontata nell’articolo sul significato del successo. Maestria e successo sono quasi sinonimi, o meglio: avere Maestria può significare avere raggiunto almeno un certo grado di successo.
In quest’ articolo ci concentreremo sulla Maestria intesa come elevato grado di abilità e competenza in un qualsivoglia settore o campo, dalla pratica sportiva ad una capacità artistica, passando per la memorizzazione di tutti i modelli di auto prodotti in Corea dal 1960 ad oggi (per chi abbia interesse ad accumulare tale tipo di conoscenza). Questo senso di Maestria è sinonimo di quello della definizione comune del termine.
La definizione più comune di Maestria è: essere ai massimi livelli, battere qualunque avversario o di essere riconosciuto da molti (amici, conoscenti o, eventualmente, dalla TV e dai giornali o dagli “esperti”) come un maestro, un genio indiscusso nettamente al di sopra dei “rivali” quanto a competenze, conoscenze e risultati.
Ma se la Maestria non fosse questo?
Io sostengo che la maestria non sia questo, e sono abbastanza convinto che anche coloro che sono risconosciuti come “maestri”, siano d’accordo con me.
Se essere maestro significasse solo essere il migliore o tra i migliori, una volta vinta una data competizione non ci sarebbe più la motivazione ad andare avanti. Se la maestria significasse solo “essere al top”, molti non si incamminerebbero nemmeno per la strada verso la Maestria, perchè sarebbero scoraggiati in partenza. Molti non vorrebbero proprio la responsabilità di cominciare a provare ad essere maestri. Non solo, se la Maestria fosse solo dimostrare di essere il migliore, non ci sarebbe abbastanza stimolo e motivazione per affrontare i lunghi travagli che arrivare ai vertici quasi sempre comporta (anche se spesso i sacrifici sottostanti ai grandi risultati sono spesso dimenticati- e questo è un concetto che si lega molto bene con quanto segue).
Questa idea che la Maestria equivalga all’essere sotto i riflettori dei grandi palcoscenici è figlia di una mentalità volta all’eccesso di competizione ed al perseguimento di risultati a tutti i costi (anche barando). La mentalità, per intenderci, perpetrata da film e pubblicità, nei quali tutto e perfetto, tutto va bene e la vita non è che un succedersi di successo dopo successo, di momento divertente dopo moimento divertente, o di gara stravinta dopo un’altra gara stravinta. La pubblicità si serve di questo modello per spingere i propri prodotti, proponendo l’equazione: compra=sarai felice/di successo/ al vertice di chissà quale classifica di figaggine.
Quando, invece, questo tipo di vita è la ricetta per l’infelicità: una condanna all’enterna insoddisfazione di ciò che si ha e si vive, perchè quello che visene dopo è sempre meglio di quello che c’è (assicurati di leggere Inno alla vita, per una breve ed efficace riflessione sul punto).
Fondendo le due principali idee degli ultimi righi: la Maestria risulta da un lungo percorso di alti e bassi, e di sacrifici, e non è costituita solo da momenti orgasmici di grandi successi e celebrazioni.
Dunque, cosa sarebbe questa strabenedetta maestria?
La Maestria si ottiene rispettando ed amando il percorso stesso.
Lo ripeto: La Maestria si raggiunge amando il percorso stesso per diventare “un grande” in un qualunque campo.
Per essere veramente maestri (qui anche nel senso di “essere soggetti che possono insegnare”) bisogna immedesimarsi con il percorso di miglioramento ed apprendimento. Bisogna amare il percorso di apprendimento e conoscenza; bisogna sapersi sorprendere di fronte alle numerose sfumature che esistono in un’arte, lingua, sport o capacità che si vuole prima apprendere e poi dominare (anche se la Maestria fa comprendere che non esiste veramente la possibilità di dominare, e che non vi sarebbe stimolo se ci fosse perchè, di nuovo, arrivati al livello massimo ci si siederebbe sugli allori, cosa che chi è Maestro non vuole).
Se rifletti su qualosa che hai imparato piuttosto bene nella tua vita, ti accorgerai che il tuo percorso è stato:
- Non in discesa… Bensì in salita…
- Non su una linea retta. Nel senso che avrai imparato con qualche difficoltà i primi passi, poi, dopo, nel tentativo di apprendere i passaggi successivi, ti sarai confuso, e ti sarà sembrato quasi di tornare indietro; successivamente, con delle difficoltà, avrai appreso i nuovi passaggi e li avrai combinati ed integrati con i precedenti. Nel farlo, avrai compreso dinamiche e dettagli su tutti i passaggi che non avevi compreso durante l’apprendimento iniziale, ma che ora, conoscendo il quadro generale, ti sono chiari. Non solo, ma questi nuovi dettagli ti avranno dato un rinnovato gusto per conoscere e praticare i passaggi appresi… e così via…
Ebbene, la Maestria comincia quando si comprende che per “arrivare al top” in qualunque cosa, questo tipo di processo laborioso è necessario, e quando ci si innamora di questo processo laborioso.
La Maestria interviene quando non si ha paura di cadere e di sbagliare durante l’apprendimento, quando si guarda con orgoglio ed entusiasmo alla possibilità che durante la pratica di un nuovo passo di danza, o di nuove scale musicali, si possa sembrare come un’inetto, nopnostante già si faccia danza da qualche mese, o si suoni uno strumento da un paio d’anni.
Chiaro che quanto affermato è parzialmente una metafora: non voglio certo sostenere che amare la scuola calcio possa renderti migliore di un campione. Ma intendendo la Maestria nel senso suggerito si crea “la stoffa” per diventare campione. Si creano le migliori possibilità per diventarlo e, soprattutto, dato che i risultati esterni non sono tutto, e che quello che si sente e si crede importa molto di più, si trova una soddisfazione molto più grande nel praticare l’arte o tecnica che interessa.
Meglio ancora, si trasporta questo tipo di approccio algli altri piani della vita…
Qui veniamo a quanto scritto all’inizio, cioè che questo sarebbe stato un’articolo volto a sviscerare una tematica generale (un principio fondamentale) della crescita personale. Il principio è:
Occorre apprezzare i percorsi, dedicarvisi con passione nonostante i momentanei ed inevitabili slittamenti e nonostante il traguardo possa sembrare lontanissimo od, addirittura, irragiungibile.
Foto Paul Li