Nell’articolo precedente avevamo constatato che è molto difficile tirare una linea netta di demarcazione che ci indichi la differenza tra bene e male.
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Il peccato, abbiamo visto, non ci indica la differenza tra bene e male, e, secondo la mia opinione si tratta solo di una manipolazione terrorizzante che le Chiese attuano ed hanno attuato per mantenere e rafforzare la loro nefasta presa sulle anime umane. Le Chiese ci dicono: pecca (e sicuramente lo farai) ed andrai nella sofferenza eterna dell’inferno, a meno che non ti fai perdonare, secondo i Ns. Termini e le Ns. Condizioni – non peccare e sarai salvo.
Un concetto confinante e solo apparentemente simile a quello del peccato è quello del Karma. Secondo la mia opinione, si tratta di un’ idea molto più “matura”, profonda, utile ed intrisa della fibra stessa della Creazione.
Il funzionamento del Karma è quello secondo cui ognuno di noi raccoglierebbe il frutto delle sue azioni. In particolare, le azioni cattive ci imporrebbero una rinascita in forme di vita inferiori, più limitate nello scopo e soggette a maggiori sofferenze. Ciò servirebbe ad apprendere a fondo il significato del “male” compiuto, ed ad espiarlo, ed a non compierlo più. Da tale dinamica è assente ogni esigenza di punizione (ed, a ben vedere, è assente ogni condanna). Semplicemente: fai del male, e ti renderai conto di cosa ciò significhi. Ti renderai conto, fino in fondo, delle conseguenze delle tue azioni.
Abbiamo usato, giusto per comodità e brevità, la parola “male”, ma, ripeto, nel funzionamento del Karma è assente tale qualificazione, ed ogni condanna. Vi è, invece, in conformità con la filosofia Induista di cui il Karma è il portato, una visione molto più lungimirante ed olistica, ben consapevole che nel Tutto, nell’ Eterno e nella Consapevolezza universale, i concetti di “bene” e “male” sono scaramucce da bambini; la visione è ben consapevole del fatto che ogni dualità è apparente e che in ogni bene può esserci un po’ di male ed in ogni male può esserci un po’ di bene (come simboleggiato anche nello Yin e nello Yang). Vi è la comprensione che l’uno non ha senso e ragion d’essere senza l’altro. Vi è consapevolezza che quello che è considerato “bene” oggi può essere considerato “male” domani.
Perciò, chi fa del male in questa vita, lo subirà in un’altra, NON per essere punito, ma perché quel male causato si è impresso nell’Universo e continua ad esistere e nell’Eternità dell’esistenza e, perciò, non può che essere vissuto da chi lo ha causato – e probabilmente vi corrisponderà del bene per altre anime che ne avevano bisogno. Anche in ciò si vede come male e bene siano relativi e si scambino di ruolo nell’eternità: può essere che il male che facciamo finisca per diventare, in modo del tutto indiretto, ed a grande distanza temporale, del bene per altre anime.
Il Karma importa, comunque, una crescita ed un miglioramento. Grazie ad esso, chi ha fatto del male può comprenderlo a fondo e redimersi, e tornare a fare del bene che non avrebbe mai fatto, se non avesse prima fatto del male, e poi subito le conseguenze dello stesso.
Male e bene sono perciò intrecciati, mutevoli l’uno nell’altro e volti alla crescita ed all’ascensione delle singole anime che sono coinvolte in queste due dinamiche.
Quindi, il male fatto (ed abbiamo visto che non è sempre facile stabilire in che misura sia veramente male) ritorna, secondo il Karma, a chi lo compie, ma non come “dannazione eterna”, bensì come lezione.
Il male fatto, inoltre, ritorna a chi lo fa anche secondo un’altra interpretazione della realtà.
Se riteniamo di essere tutti collegati ed interdipendenti, è chiaro che il male fato ad un’altro non è altro che male fatto verso un’altra parte di noi stessi.
Infine, se crediamo ad un Universo eminentemente energetico e vibrazionale, allora noi siamo il male che facciamo, lo emaniamo. Vibriamo, appunto, il male che facciamo, quindi lo attraiamo.
Ed, infine, il male fatto ci torna, perchè ci mettiamo nelle condizioni di riceverlo, ed improvvisamente ci capita la “grande sfortuna” o l’incidente eccezionalmente raro… che grande sfortuna ed incidente raro non sono, ma sono semplicemente una punizione che ci siamo inflitti, e che abbiamo attratto a noi, e ciò senza nemmeno attendere una vita seguente. E se non ci capitano sfortune od incidenti, il male ci perseguita con sensi di colpa e rimorsi, o con una insoddisfazione permanente.
Quindi, la differenza tra bene e male ci può diventare subito più chiara se guardiamo tutto e tutti come parte di noi, e se consideriamo che un danno che facciamo ad altri è, in fondo, fatto a noi stessi. Se consideriamo che se facciamo del male diventiamo un magnete per il male; che dovremmo aspirare ad un miglioramento per tutti perchè questo è un miglioramento per noi… e se pensiamo che se noi miglioriamo e siamo felici, tutto e tutti intorno a noi possono migliorare ed essere più felici. E dovremmo ricordare che il nostro strabiliante Universo può essere un Universo fondato sulla Paura o sull’Amore, e che la scelta spetta solo a noi.
All’affezionato lettore che mi ha posto la grande questione vanno ancora i miei ringraziamenti per lo stimolo che ha fornito, e lo strattonamento di cui ha bisogno per uscire dall’ impasse in cui si è cacciato.
Sta già vedendo i risultati del suo agire, sta già vivendo il Karma (che, nell’essenza, significa semplicemente‘Azione’), senza dovere attendere di reincarnarsi in uno scarafaggio:
ripete spesso lo stesso ciclo composto da un’ azione sgradevole che gli sembra sensata, poi si rattrista constatando gli effetti sgradevoli della stessa, magari perde il sonno perché teme la punizione… poi ripete lo stesso ciclo. E già il fatto che si ponga la domanda sul se sta agendo bene lo mette, da un lato, in una posizione ottima, perché ha il senso ed il senno di vedersi e provare a comprendersi e migliorarsi, dall’altro lato, invece, lo mette nella posizione di un asino testardo (ancora, senza bisogno di attendere un’altra vita). Che bisogno c’è, infatti, di ripetere ancora ed ancora la stessa dinamica.
Se già hai avuto l’intelligenza di notare la dinamica e di scriverne, che aspetti ad investire energie anziché nello scoprire se sarai punito, nel rettificare la situazione? Potresti, ad esempio, fare il contrario di quello che ti sembra sensato…. Oppure importi di rimandare certe decisioni ed azioni, anche solo di 10 minuti, per evitare di ripetere gli errori triti e ritriti.
È già tardi per dire “ah, non ci posso fare niente”, oppure: “… è più forte di me”… oppure è presto, se pensi alle eventuali vite da batterio nelle quali potresti essere chiamato a capire meglio… Puoi scegliere! Si può sempre scegliere!
Foto Tony Webster e Andre Benz