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Gli “anni dell’Odissea”: una nuova fase della vita moderna

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Scritto da Alexander

A circa vent’anni si entra negli anni dell’Odissea…

Che saranno mai? Ti starai chiedendo…

Ebbene, fino ad una trentina d’anni fa, forse meno, esistevano quattro fasi di vita: fanciullezza, adolescenza, età adulta, vita da anziani;

Oggigiorno ne esistono almeno… sei: fanciullezza, adolescenza, odissea, età adultà, età del pensionamento rampante, ed età anziana.

L’ Odissea è l’età dell’esplorazione tra l’adolescenza e l’età adulta.

L’età adulta, come intesa qui, è contraddistinta da circa quattro “raggiungimenti”: 1.vivere lontano dalla casa genitoriale; 2.sposarsi; 3. mettere su famiglia e, 4.diventare finanziariamente autonomi.

Secondo le statistiche, negli anni sessanta, il 70% della popolazione, a trent’anni, aveva raggiunto i suddetti obiettivi – qualificandosi, quindi, come “adulto”. Nel 2000, meno del 40% della popolazione trentenne aveva raggiunto gli stessi traguardi. In Europa, addirittura, meno che negli Stati Uniti ed in Giappone.

Il Matrimonio è stato uno dei primi, tra i suddetti obiettivi, a saltare, a vantaggio delle convivenze (cosa in sé per sé non negativa, a mio parere, se non per l’eccessiva leggerezza di alcuni rapporti). Tra il 1980 ed il 2000, in quasi tutta Europa, l’età media al matrimonio p salita di 5-6 anni.

Le cause del fenomeno sono molteplici e tutte connesse. Alcune di queste sono sicuramente da considerarsi positive, altre meno. Tra le varie, con il progredire della medicina, l’aspettativa di vita è aumentata, per cui tutti i passaggi “obbligati” della vita sono percepiti non così urgenti come erano percepiti prima.

Un’altro motivo è che si impiega più tempo per la formazione universitaria… a volte perché si abusa dell’affetto genitoriale e si fa “il mammone-studentello” troppo a lungo, altre volte, perché si cerca con serietà di raggiunere un livello di istruzione più elevato. Comunque, credo che vi sia un generale decadimento dell’istruzione universitaria, ed un valore sempre minore, sul mercato del lavoro, delle lauree; motivo per cui sarebbe opportuno crearsi un’istruzione alternativa.

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Inoltre, il mondo del lavoro diviene sempre più complesso e specializzato, e perciò è più difficile capire quale possa essere la propria carriera, e formarsi per essa.

Le donne, inoltre, sono più istruite e qualificate che negli anni settanta, e prediligono – ahimè, a volte eccessivamente- la carriera, al naturale e sacrosanto istinto materno.

I giovani, poi, se da un lato vorrebbero essere adulti, con tutti i benefici che ciò comporta in termini di guadagno, libertà e stabilità, vogliono, dall’altro lato, prolungare la spensieratezza dell’adolescenza.

Prima ci si sposava, poi insieme, come coppia, ci si faceva largo nel mondo. Oggi si crede di dovere prima raggiungere la maggior parte dei traguardi, sia nello svago che nella carriera, e che poi, solo dopo, possa sposarsi.

Nella fase dell’ Odissea, non si ha un’identità religiosa o spirituale definita, non si ha una visione politica o sociale ben chiara (si è piuttosto al corrente, grazie ad internet, di una grande varietà di idee, tendenze, modelli di società).

Indubbiamente, il frutto positivo di tutto ciò, è che è più probabile che un adulto di 35 anni sia più colt ed abbia vissuto più esperienze rispetto ad un suo coetaneo di cinquanta anni fa. Auspicabilmente, poi, questo stesso adulto di oggi avrà messo su una famiglia con più parità di diritti tra uomo e donna, con un affetto più maturo (perchè scelto a circa trent’anni e non a venti). Ma i “probabile” e gli “auspicabilmente” delle due frasi precendeti hanno … probabilmente… troppo peso. Nel senso che questa fase dell’ Odissea non è, a volte, vissuta come il periodo di ricerca e scoperta positiva che potrebbe essere. Si tratta, purtroppo, troppo spesso di un idiotico stiracchiamento dell’adolescenza, nel quale si rifugge dalla responsabilità di ogni tipo, a tutti i costi, dove si predilige un’approccio all’amicizia molto opportunistico e superficiale (ciò, addirittura, in modo peggiorativo rispetto all’adolescenza, che ci vede spesso coinvolti nelle grandi amicizie della vita). Il tutto in un mondo che ci vede tutti connessi ma, tendenzialmente, tutti più soli. Quando, proprio stando a varie ricerche, si constata che la maggiore felicità deriva proprio dall’avere una socialità sana e profonda, un rapporto di coppia stabile ed una famiglia, piuttosto che dagli avanzamenti di carriera e dal grande benessere economico.

Inoltre, ben lungi da me la puritana e biogotta idea della castrazione della scoperta sessuale, limitandosi ad un solo partner nella vita, ma credo che l’eccessiva promiscuità possa essere altrettanto dannosa.

Foto di Duri from Mocup

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