Società Utopie

Storie di segregazione razziale e di profughi

profughi, segregazione razziale, questione palestinese
Amore e pace devono essere dolorosi?
Scritto da Alexander

Per la seconda volta, dopo l’articolo dedicato al prof. Umberto Eco, scrivo di attualità e politica. Non amo considerare questi temi per ragioni a cui accenno varie volte negli articoli di SiamoUniverso. Tra le ragioni, il fatto che le notizie di politica estera e cronaca sono sempre manipolate (anche escludendo la malizia, la manipolazione della comunicazione è un fenomeno inevitabile, come messo in luce qui); peggio, le notizie di giornali e televisioni sono a volte anche inventate di sana pianta, o diffuse per incrementare il livello di paura e disagio.

L’eccezione alla regola di non parlare di politica ed attualità è sorta perchè, in poco più di 24 ore sono stato messo in contatto con esperienze di segregazione razziale, ed abusi militari e governativi. Ho ritenuto che questi accadimenti fossero significativi, e non mere coincidenze, quindi ho deciso di toccare temi di solito volutamente ignorati.

Ho assistito ad una conferenza circa la questione palestinese. A detta del relatore, cittadino israeliano, esistono due versioni della “storia”.

La prima versione, quella che prevale agli occhi dell’opinione pubblica, della stampa e dei governi, con la loro opera nefasta contribuiscono a propagare, è che il popolo ebraico si sia duramente e meritevolmente (ri)conquistato uno stato ed una casa; che abbia faticosamente respinto e combattuto i mussulmani terroristi, relegandoli nella”striscia di Gaza”. Chiunque additi alle colpe dell’operato dello stato di Israele è invariabilmente catalogato come “antisemita”.

La seconda versione della storia- quella meno diffusa- è quella secondo cui il popolo ebraico, sotto l’egida dello stato di Israele, abbia semplicemente massacrato ed oppresso la popolazione palestinese, autoctona quanto quella ebraica, quindi con gli stessi diritti di vivere sul territorio dell’attuale Israele (aggiungo io che tutti gli umani hanno il diritto di vivere dignitosamente ed in pace ovunque sulla Terra- senza obbligo di “visti” di sorta). Non solo, lo stato di Israele continuerebbe a massacrare e far vivere negli stenti il popolo palestinese, imprigionato nella “striscia di Gaza”. La motivazione: i palestinesi sono dei terroristi pericolosi, anche se sono completamente sprovvisti di armi e, nella realtà, non avviano operazioni di violenza da decenni.

Secondo il relatore, sarebbe ora che i governi ed i mezzi di comunicazione facessero luce sulla versione meno nota della storia, quella che vede lo stato di Israele colpevole di atroci crimini contro l’umanità, supportato da molte nazioni occidentali interessate alla lotta senza quartiere delle popolazioni mussulmane di cui lo stato di Israele sarebbe l’artefice. Sarebbe ora che si smettesse di implicare, od affermare esplicitamente , l’equazione erronea per cui critica ad Israele=antisemitismo. Sarebbe ora che si smettesse di usare l’olocausto degli ebrei come lasciapassare affinchè questi, da vittime che erano, diventino carnefici. In altre parole, il sangue mussulmano non può e non deve lavare il sangue ebraico versato durante l’olocausto.

Come breve commento alla relazione, non posso che osservare come ancora una volta le religioni istituzionali creino enormi danni all’umanità. La religione ebraica usata come strumento per giustificare atrocità, la religione mussulmana identificata come nemico da combattere a qualsiasi costo. Non posso che osservare come l’elementare buonsenso potrebbe risolvere la situazione, semplicemente riconoscendo il diritto dei palestinesi di vivere sul territorio ebraico. Sarebbe semplice far convivere le due etnie in un clima di cooperazione e rispetto reciproci sul territorio dell’attuale Israele, ne gioverebbero l’economia, la cultura e la diversità genetica; in una cinquantina d’anni non si saprebbe nemmeno più cosa sia un “Palestinese” e cosa sia un “Israeliano”.

L’altra vicenda interessante che mi è capitata, è stata di incontrare un sessantenne originario del Kazakistan, il quale scappò dal suo paese per sfuggire alla morsa del regime comunista sovietico. Questo gentile personaggio era, ed è, un artigiano gioielliere e mi ha raccontato che, come gioielliere, poteva solo lavorare le pietre preziose, ma non possederle o venderle, poichè queste erano dichiarate di proprietà dello stato. Mi ha raccontato, altresì, che la sua prima meta da profugo fu l’Italia, negli anni ottanta. Mi ha detto che il personale dei campi profughi e le forze dell’ordine erano estremamente efficienti e gentili – lodiamo le tante cose positive del nostro paese, ogni tanto. Scelse, però, di lasciare l’Italia perchè la burocrazia rese troppo difficile il suo stanziarsi.

L’assurdità di come un governo possa decidere di “appropriarsi” di quanto è sul suo territorio è stata una delle caratteristiche che più mi hanno colpito del racconto. Credo che se vogliamo veramente prosperare come umani dobbiamo pretendere che gli stati facciano sempre di meno, che intervengano sempre di meno nelle vicende complesse della vita. Ovviamente, per una maggiore libertà da governi e stati (oppressivi e meno oppressivi) è essenziale un aumento della consapevolezza degli esseri umani, ed un aumento della loro compassione e tolleranza. I governi significano controllo, significano ingerenza nelle vite dei cittadini, significano spreco di risorse e, soprattutto, significano nazionalismi e violenze. Se vogliamo continuare ad essere come dei bambini capricciosi (non me ne vogliano i bambini) e cominciare ad essere centrati e responsabili; dobbiamo capire che il bene collettivo è sempre, nel grande schema delle cose, più importante del bene individuale… anche perchè il bene colettivo finisce per tradursi in un nuovo e migliorato bene individuale.

Fintanto che non si intraprende questa evoluzione – che, ATTENZIONE, è personale, quindi che non si usi la scusa di dovere attendere che altri evolvano prima di farlo noi stessi- sarà forse meglio che esistano stati e governi, con tutti i loro limiti, a fungere da poliziotti, a fungere da controllori e, perchè no, come spesso succede in Italia, che fungano da capri espiatori per tutto ciò che non funziona.

profughi, segregazione razziale, questione palestinese

Amore e pace devono essere dolorosi?

Foto di windheaven1077

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