Spiritualità

Il Governo taldeitali ha riconosciuto l’esistenza degli extraterrestri…

Scritto da Alexander

Bene, grazie, ora siamo tutti rassicurati, il quarto millennio e l’era dell’ homo astronomicus è cominciata! Sì, pochi giorni mi è capitato allo sguardo un titolo di un’articolo che acclamava con partecipazione l’evento. Forse avrei dovuto leggere l’articolo per comprendere dove l’autore volesse arrivare, ma la mia canonica avversione a giornali e mezzi di comunicazione “tradizionali” mi ha fatto astenere. Il titolo, probabilmente designato a catturare l’attenzione dei lettori, era per me riprova adamantina di come l’articolo fosse basato su premesse completamente erronee. Insomma: cosa mai dovrebbe importarci che un X governo abbia riconosciuto l’esistenza degli alieni? Ce lo doveva dire lui (il governo, fieramente riportato dall’articolista) che gli alieni esistono. Ci occorreva la consacrazione, o dovrei dire “la sigillazione protocollare statale”, per sapere che gli alieni esistono. Accedere alle intelligenze aliene per mezzo dei governi, è un po’ come voler comprendere lo spirito attraverso l’operato delle chiese. Ebbene, sento di potere affermare che tanto più il potere costituito sia coinvolto nella ricerca e nel dialogo con eventuali forme di vita extraterrestri, tanto meno queste si renderanno palesi. Le forme di vita extraterrestri che sono a conoscenza della nostra esistenza, e ve ne sono a mio parere numerose, se sono nemiche (e credo queste siano la netta minoranza) considerano i governi vari e le loro armine sono solo delle mosche da schiacciare con sdegno. Se gli extraterrestri sono consapevoli della terra ed in qualche modo ad essa interessate, allora a loro interessano gli individui. A loro interessa contattare, comprendere ed assistere la grande ricchezza rappresentata dagli individui e dalle anime terrestri. Molto probabilmente, la loro attenzione verso stati e governi è assimilabile a quella di uno storico nei confronti di società terresti esistite millenni or sono (secondo la accezione del tempo come fenomeno lineare). Le precedenti conclusioni le traggo in base ad un sillogismo piuttosto semplice, il seguente: Il livello tecnologico e le conoscenze fisiche e scientifiche raggiunte dalle civiltà aliene ipotizzate sopra sarebbe talmente avanzato che, appunto, se queste fossero nemiche ed aggressive, gli ultimi soggetti a cui si renderebbero palesi sarebbero i governi, i quali sarebbero solo degli scolaretti spiati nella loro più totale inconsapevolezza. Se, invece, un analogo livello di conoscenza tecnico-scientifica fosse proprio di alieni benefici, allora il loro grado di benevolenza sarebbe così elevato e selettivo, che si renderebbero – o meglio: si rendono – palesi e conosciuti, con la dovuta gradualità, solo alle anime, non certo alle istituzioni. E probabilmente, nella loro rappresentazione dell’ esistenza, il concetto stesso di istituzione, così come quello inevitabile di gerarchia che esso importa, sarebbero surclassati da forme cooperative di gestione delle risorse e della “res publica”. Non a caso sostenevo che gli alieni possano rendersi palesi solo ad alcuni soggetti, e con studiata gradualità. Chi vede gli UFO è destinato a vederli, chi vede gli alieni si è “preparato” a vederli, è probabilmente animicamente legato alla razza aliena in questione. Chi è addotto da UFO lo è per accidente, ma per premeditazione. Sono stati riportati casi in cui, in un gruppo di persone, presenti nello stesso luogo, solo alcuni abbiano visto degli UFO. Il contatto con razze extraterrestri è qualcosa a cui la maggioranza della popolazione non è pronta. Si tratta di un evento che potrebbe avere effetti benefici incommensurabili, talmente tanto da essere rivoluzionario e potenzialmente dannoso, per questo i “contatti” sono isolati, non ovvi, destinati a coloro che sono prescelti e che possono avere un preciso compito nell’ avvicinare la civiltà umana e le loro. Proprio per l’immensa delicatezza della comunicazione aperta, i fenomeni di avvistamento sono ancora relegati ai margini del pensare comune e dell’opinione pubblica.

Foto di Miriam Espacio

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